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Critica

LA MATERIA E' IL COLORE - Paolo Levi

L'immediata potenza espressiva di Fabrizio Trotta si manifesta nelle simmetrie delle sue scansioni spaziali e dei suoi tracciati materici, che sono definibili come le coordinate di un ordine utopico, o come rimedio psicologico al male di vivere. Egli divide la tela in ambiti netti e separati, che accolgono un colore di fondo e una sostanza pigmentosa di contrasto, i cui tratti spessi sono meticolosamente regolati secondo precisi criteri distributivi. I colori appaiono puri ed essenziali come le forme geometriche del costrutto visivo, che tuttavia contiene interrogativi ben più inquietanti di quanto non appaia al primo impatto.
Dal punto di vista tecnico ci troviamo di fronte a una sperimentazione che esplora un percorso più prossimo a un modellato plastico che a una stesura pittorica, dove gli spessori materici fluiscono in vene sottili, giustapponendo alla dimensione visiva quella tattile di una colatura magmatica, pervenuta allo stato solido tramite un processo naturale di raffreddamento o di trasformazione chimica. Nella consistenza e nella densità degli impasti cromatici, Trotta immette talvolta sostanze speziali aromatiche, suscitando curiosità non solo olfattive, ma persino processi proustiani di richiamo e di riconoscimento di un vissuto rimosso. Per altro, la titolazione che egli appone ai suoi lavori non è affatto casuale, proponendoli come momenti di attenzione, e come gesti autoriflessivi, terapeutici e catartici, a fronte del caos rovinoso della noncuranza che appartiene al vivere comune.
Tutti questi suoi lavori non rivelano quindi solo una sensibilità acuta e vibratile, ma soprattutto un’energia creativa severamente controllata, dove la morfologia e la sintassi del periodare visivo è assumibile come una costrizione autoimposta, e quindi come soggettivo e suggestivo codice etico.


LA MATERIA E' IL COLORE - Virgilio Patarini

Due opere pubblicate in questo volume costituiscono la chiave di volta dell’intera pubblicazione, lo snodo cruciale, l’alfa e l’omega. O, se preferite, i paradossi, la quadratura del cerchio. Non sono le più belle, nè le più grandi, nè le più appariscenti. Sono due piccole opere di Fabrizio Trotta: la prima intitolata Cinnamon and ginger, la seconda Cloves and nutmeg. Ovvero, per chi non mastica l’inglese: “cannella e zenzero” e “chiodi di garofano e noce moscato”. E in questo caso il nome è la cosa: ovvero il titolo dice la materia di cui è fatta l’opera. Infatti in questi due lavori del 2009 il giovane artista di Paola fa della materia colore e del colore materia, centrando due volte il titolo di questo catalogo (“La materia è il colore”): egli utilizza delle spezie per comporre delle vibranti partiture cromatiche. Esattamente come Siberiana Di Cocco con piccole spirali di nera liquirizia gommosa. Ma in Trotta c’è di più: un piccolo passo ulteriore. E quello che c’è di più apre uno spiraglio di senso.
Getta una luce diversa su tutto il resto. Sulle altre opere di Trotta, ma anche su tutte le altre pubblicate nel presente catalogo. Il giovane pittore calabrese infatti definisce la serie di questi quadri colorati e profumati Cromo-aroma-therapy, così come definisce quelli solo colorati, ma affini per stile, Cromo-therapy, sottolineando così la funzione “terapeutica” di queste opere. Una terapia, nella fattispecie, che agisce attraverso i sensi della vista e dell’olfatto... Dunque queste opere “agiscono” sul fruitore. Programmaticamente. Non subiscono un’azione da parte del “fruitore”, ma agiscono su costui. Non sono semplicemente “guardate”. Non sono “oggetto”, bensì “soggetto” dell’esperienza artistica. Oggetto che diviene soggetto e produce un effetto concreto, per di più “terapeutico”.
E così Fabrizio Trotta, con lucida semplicità, in una sola mossa, rovescia i termini di una questione apparentemente ovvia e scontata, restituendo all’azione artistica tutto l’arcano originario senso magico. E all’artista l’ancestrale, sotterraneo, misconosciuto ruolo di sciamano.


FREQUENZE CROMATICHE - Andrea Diprè

Nel considerare con attenzione le opere dedicate al colore di Fabrizio Trotta viene spontaneo chiedersi chi sia l’uomo, l’artista che vi si nasconde “dentro”, chi sia colui che li pensa e li immagina prima di tradurli in opere d’arte. Ebbene, nel momento in cui si conosce l’artista, e si ha modo di parlare con lui, il suo mondo si dispiega all’istante con energia.
Estremamente limitato è pensare di incontrare una persona razionale che non fa che trasportare sulla tela le sue passioni. Si capisce che nei suoi lavori c’è molto di più. Sembra, infatti, che egli si serva dei suoi quadri come filtro all’intensità dei suoi sentimenti e dei suoi ideali, che desidera condividere con tutti i riguardanti delle sue composizioni pittoriche.
L’osservatore si trova di fronte ad un’artista che certamente ha assorbito dal museo dell’arte dello scorso secolo alcuni fondamentali insegnamenti, e non solo i toni di colore dei pittori dell’Astrattismo tedesco, ma anche gli approfondimenti visivi e cromatici dei pittori informali.
Per seguire la volontà di trasfigurare il riconoscibile, e quindi di interpretarlo attraverso il diapason immaginifico, e, ancor più, di dare una qualche immagine all’anima, al pensiero e al sogno, Trotta si avvale di un colorismo intenso e movimentato, di raffiche di prelibatezze cromatiche e di gustosità papillari, di un linguaggio lirico di grande vigore e di un’enunciazione narrativa sintetica.
Le impressioni visive che provengono dalla mente selettiva dell’artista e che lo guidano in ogni nuova composizione, si risolvono in un’espressività quanto mai poetica, capace di restituire ai valori della pittura astratto-figurativa una funzione emotiva e, vorrei dire, salvifica. La sensibilità pittorica, in tal modo, agisce entro sintesi mirate, che acquistano respiro tramite i contrasti armonici dei toni e dei contro-toni.
L’indagine cromatica di Fabrizio Trotta vive, dunque, di una sua dimensione originale che è primigenia e che si offre ad un approccio analitico sconcertante, dal momento che antepone l’espressione pura alla sua stessa formalizzazione.


SUONI E COLORI, UN'ANALOGIA TANGIBILE E MISTICA - Anna Soricaro

.......Decidere di affrontare due ricerche apparentemente opposte, ma concretamente congiunte, consente a Trotta di identificare un’ambivalenza caratteriale che ognuno di noi possiede e che a seconda dei luoghi, della gente, delle circostanze emerge: suono e colore come odio e amore, dissonanti ma uniti da una sottile linea di confine. Una sottile linea di confine che si assembla nella comprensione di un‘opera d’arte, poiché quest’ultima deve essere prima ‘guardata’ e poi ‘ascoltata’, osservata con gli occhi e sentita con l’animo, giacché imparare a vedere e sentire un’opera è il tirocinio più lungo di tutte le arti.
Quando, immersi nel silenzio, sentiamo tutto a un tratto suonare quegli strumenti musicali su tela o tavola, abbiamo l'impressione che il rumore avvenga nell’intimo, molto più concorde di quanto lo sia effettivamente.
Ebbene!
Trotta cerca di ‘far vibrare il colore’ in modo così intenso, come se il rumore degli strumenti musicali lacerati risuonasse in mezzo al silenzio tinto sempre diversamente, come unici protagonisti della scena. Le nuance e le note artistiche di questo ‘bloc-notes artistico’ sono sempre attuali, sempre originali, sempre engagé.......


FREQUENZE SONORE - Andrea Diprè

Ritengo che le opere a tema musicale di Fabrizio Trotta posseggano una virtualità di grande importanza, che questo validissimo artista ha saputo portare alla necessaria maturazione: anziché rimortificare l’oggetto musicale, costringendolo nei limiti della sua stessa nazionalità empirica, egli ha saputo chiedere all’oggetto empirico le virtualità espressive d’una nuova, ed in buona parte inedita, capacità magica. Trotta perviene così ad una vera e propria nuova imagerie simbolica, ove ogni elemento legato alla fisica dei suoni, carico di tutta una sua storia ed usura umana, ritualizza tuttavia capacità proprio a carattere magico-fascinatorio, considerate non come ipotesi mistiche, ma come concreta presenza di simboli e di “segnali”, le cui possibilità espressive assommano una carica di elementi e significati irripetibili altrove. Magicità come risonanza emotiva di ordine non più meramente immediato, con profondi riscontri, anche ancestrali; magicità come esaltazione del frammento empirico individuato, designato a nuove ipotesi di figurazione, esaltato, ironizzato, carico di nuove capacità allarmanti, di vincolazione emotiva dello spettatore........


DIPINGERE IN MUSICA - Juan Moreno

Artista eclettico che rifiuta stereotipi e schematismi estetici per dare spazio alla fantasia e alla sperimentazione, anche sul piano tecnico.
Traduce in pittura una sensibilità acuta e vibratile, spesso impalpabile. Nel suo lavoro combina tecniche e materiali con vivace spirito creativo, il cui risultato è un codice narrativo personale che punta a materializzare sulla tela attraverso colori, materia e scomposizioni picassiane l’io profondo dell’artista, allegro ma sempre e comunque irrequieto.
Egli inventa le sue tecniche e modella o inserisce la materia lasciando sempre la sua impronta personale, che rende difficile una sua catalogazione critica definitiva.
L’ ebbrezza cromatica adagiata su ruvide sporgenze materiche, cosparse di elementi brillanti e disposte a creare composizioni armoniche, come magma in movimento, è uno dei principali veicoli di comunicazione visiva delle sue emozioni, del suo inconscio, rendendo lo stesso quasi afferrabile.
Nelle sue tele esplodono forme e colori, o meglio “idee”, che creano con il fruitore una fitta rete di apporti e di ricezioni, un'osmosi costante di concetti che riportano alle eterne e dialettiche forze che dominano l'esistenza di ogni essere umano: la gioia e il dolore, la calma e la passione, il buio e la luce, la vita e la morte.
Nella nuova serie a sfondo musicale “STRUMENTI E-MOTIVI”, all’intuizione di Picasso, di cui segue le modalità di scomposizione dei piani sulla superficie del quadro, l’artista associa la tridimensionalità, portando su tela lo strumento scomposto, sezionato, dipinto e inglobato come anima pulsante dell’opera, che oscilla tra vivacità ed eleganza.
Generando fantasiose scansioni ritmiche dello spazio attraveso l’applicazione di sezioni dello strumento (violini e chitarre), su un lento, musicale, ondulato e increspato supporto materico, l’artista con ampie, veloci, sfrangiate pennellate imprime alla staticità della massa quasi un vertiginoso dinamismo nel cosmo interiore.
Usare la parola ritmo, che pur appartiene ad un'altra arte, non è casuale; l'artista ama la musica, dipinge "in Musica", rendendo disponibile il suo diario poetico per farlo diventare anche specchio di chi guarda il quadro, riempiendo le tele di emozioni che parlano ad ognuno con voce diversa, e il soffermarsi ad ascoltarle rappresenta il suo traguardo raggiunto.


Mariarosaria Belgiovine

Forte della sua esperienza musicale, si dedica alla pittura con la stessa intensità, portando con sé il fascino degli strumenti, e crea composizioni pittoriche con pratico suggerimento musicale. Nelle sue opere si osserva l’energia descrittiva della comunicazione, formulata attraverso liriche composizioni ed applicazioni materiche molto suggestive. La sua armonia artistica è ben espressa mediante una tecnica dallo stile molto personale. Colori vivaci ed intensi sottolineano le sue palpabili emozioni, consapevoli di immortalare il suo inconscio bisogno di energia e comunicativa. Fabrizio Trotta evoca così il suo senso musicale e pittorico, raccontato con una bravura che pone le sue opere in un contesto di dualismo artistico ben orchestrato, ed originale nella sua simbologia.


SPAZIO SONORO - Maria Claudia Simotti

L’articolata orchestrazione dell’oggetto strumentistico che s’installa nella frammentazione della campitura musicale di uno spazio sonoro amplifica la sperimentazione stilistica di quell’acuta dissonanza di crome e cromìe che identifica, proprio nella felice compenetrazione semantica di un doppio linguaggio percettivo, visivo-uditivo, il denso ciclo delle variazioni sul tema sinestetico di Trotta, in cui il timbro armonico del virtuosismo informale vibra di calde coloriture melodiche e scandisce la spezzatura ritmica del contrappunto di matrici accenti gestuali.


SUONI E COLORI DELL'ANIMA - Davide Vidimari

Nell’arte di Fabrizio Trotta si denota, oltre alla sua svariata fantasia, il suo amore per la musica e il colore che con maestria rende materico e forte.
Le sue sono opere di assoluto ordine e rigore artistico, arricchite con collage di elementi fini e di un certo tipo, come strumenti musicali, vinili, papiri musicali, foglia oro.
L’artista taglia gli oggetti per poi ricomporli nell’opera, per regalargli una dignità artistica che li porti oltre all’elemento rappresentativo, trasmettendo calma e tranquillità, permettendo all’osservatore di immaginare suoni e visioni cromatiche appaganti.


Anna Soricaro

..... La musica è l’arte più antica. L’arte è sinfonia perfetta per l’animo. Entrambi traggono ispirazione, entrambi comunicano. Potrebbe bastare per parlare di Trotta, ma l’arte poetica va oltre, laddove si nota il vero protagonista: il colore, non i brandelli dei suoi violini. I personaggi principali sono spesso rintracciabili in ciò che meno è evidente, in chi nel silenzio sa lasciare un segno, la tecnica vivace, le nuance ritoccate con estremo dettaglio hanno il primordio di essere interpreti di una musicalità artistica protesa a volare lontano.


Jack Durden

La cosa che colpisce nelle opere appartenenti alla serie STRUMENTI E-MOTIVI è come viene racchiuso il suono degli strumenti nella scomposizione degli elementi e nel caos che sembra non solo generarlo ma addirittura farlo esplodere….. c'è la grandezza della musica che si manifesta nella sua unicità emozionale;
il quadro è concetto e quello musicale viene espresso con grande efficacia dalle sue opere.